martedì 9 gennaio 2018

Le prime volte

La prima volta che sono salita su una bicicletta per grandi avevo 8 anni. Il mio compleanno sarebbe arrivato dopo un paio di settimane e, capitando in pieno agosto, il regalo mi era stato recapitato prima, dato che poi saremo partiti per le vacanze.


E così, scesi giù nel parchetto con il mio papà, quella domenica, e lo implorai di insegnarmi ad andarci. La bici aveva il manubrio gigante, la scocca rosa e bianca, un cestino davanti lucido e perfetto, il campanello con il suono più dolce che avessi mai sentito. Soprattutto, però, era alta. Non riuscivo a toccare con i piedi a terra! Oddio! Come avrei fatto a farla star su senza poter poggiare i piedi e senza ruotine laterali? No, no, quelle erano per bimbi, io ora ero grande.



"Nessun problema", disse mio papà. "Ti tengo io, mantenendo il sellino. Stai tranquilla e non aver paura. Non ti lascio."
Nulla di più semplice. Salii in sella alla mia bici nuova e sentii forte la stretta di mio padre, quindi camminai sicura lungo tutto il viale e quando mi avvicinai al cancello, frenai e misi i piedi a terra nel modo più naturale: tanto c'era il mio papà a tenermi!
Felice come non mai, mi voltai e gli chiesi se avessi potuto provare senza che mi tenesse. Fu in quel momento che mi accorsi che lui era laggiù, alla partenza, e che quel lunghissimo tratto io lo avevo già percorso da sola.



Il mio papà aveva fatto una magia. Era stato con me. Giuro! Io lo avevo sentito mentre camminava assieme a me. Davvero, cavolo! Lui era stato lì in ogni secondo, non avrei avuto ombra di dubbio, se non mi fossi girata a guardarlo.









La prima volta che ho viaggiato da sola in treno avevo 18 anni.
Sono cresciuta in un parco ai margini di una grande città. Periferia che ha sempre offerto scuole vicinissime a casa. L'asilo era a 200 metri, le scuole elementari a 300, le scuole medie sul lato opposto della strada rispetto alle elementari, il liceo a solo un chilometro. Insomma, tutto a portata di mano, tutto ragionevolmente vicino e utile.
Superando il test d'ingresso alla Facoltà di Psicologia, invece, misi circa 35 chilometri tra casa e Università. E così, l'unico modo per raggiungere in tempo ogni mattina le aule dove si tenevano i corsi sarebbe stato un bel regionale.







Il viaggio aveva una durata di 20 minuti esatti e il primissimo lo feci da sola. Il primo biglietto, la prima fila interminabile, la prima calca del mattino, la ricerca del binario giusto, l'attesa oltre la linea gialla, la voce calda e accogliente che avvisava dell'arrivo del treno, la gente, gli odori, i caffè, i bambini, le urla, i posti in piedi, i controllori arrabbiati, gli studenti con i libri.
Io. Da sola. Con gli occhi più grandi di sempre. Curiosi e affamati di cosenuove.






Dopo quel primo, decisi che "No, alle 7 non si può partire, c'è troppo casino. Da domani alle 6 in stazione e sarò sempre la prima". Così fu, in effetti, per tutti gli anni a venire. Gli abbonamenti acquistati all'apertura della biglietteria, la stazione sonnacchiosa, il binario 4-sempre-quello, la puntualità del trenino elettrico e silenzioso, la voce calda e accogliente che ne avvisava la partenza, due o tre avventori al massimo, odore di disinfettante, il mio secondo caffè, il silenzio, tutti posti a sedere tra cui scegliere (metà carrozza, finestrino a destra, contromarcia), i controllori gentili, i miei libri.










 

La prima volta che ho deciso di lasciare la casa in cui ero cresciuta per trasferirmi in un'altra città avevo 23 anni.
Mi ci erano volute poche settimane per decidere e, così, quasi all'improvviso, chiusi in una piccola valigia celeste tutto l'essenziale, tutto ciò che mi sarebbe servito, e partii.
Presi il treno alla mia solita stazione, questa volta al binario 2, una voce calda ne annunciò l'arrivo e il mio posto era prenotato accanto al finestrino, contromarcia.
Il viaggio durò 8 ore e mi portò in quella che sarebbe stata la mia casa per i successivi 10 anni, e che lo è ancora oggi.
In valigia avevo un asciugacapelli da viaggio, di quelli piccolissimi, quasi giocattolo. Non era mio. Mi era stato prestato dalla mia migliore amica, la compagna del liceo, quella del cuore. Roba importante, insomma. "Eh poi, vabbè, te lo restituisco quando torno" le dissi.










Poi lei è partita, si è trasferita in una città ancor più lontana. Mi hanno detto che si è sposata. So che ha due bambini. E, beh, il suo asciugacapelli da viaggio è ancora qui che fa da giocattolo a una vita lontanissima.
Le strade si dividono, i sentieri sono limpidi e pieni di possibilità in entrambe le direzioni. Solo che io ho scelto di andare da quel lato, la strada in alto a destra... e lei, chissà.












La prima volta che ho visto la neve avevo 33 anni. Qualche settimana fa, in realtà, poco dopo Natale.

Sono stata in un posto che non saprei descrivere. Che non vorrei nemmeno farlo, perché quel che ho visto è talmente prezioso, che dargli voce significherebbe rovinarlo.
C'è un luogo, al di là di questi occhi, che ha riempito la mia anima di silenzi sconosciuti. C'è qualcosa di così grande e così bello e così meraviglioso in questa natura, che può commuovere, ispirare, sanare tutto ciò che di frammentato e rotto portiamo dentro.

Le mie prime volte sono fotografie indelebili del cuore.
E vorrei ricordarle come si ricorda il piatto che preparava la nonna e che solo lei sapeva fare. Come si ricorda il cielo visto dalla propria cameretta. Come si ricorda quel modo così buffo di camminare che aveva l'amica del cuore. Come si ricorda la stretta magica del papà ad accompagnare i primi passi della vita.

E mi sorprendo ogni volta di questo privilegio. Quando il tempo è caro amico delle ultime, trovare ancora un modo per scoprirne di nuove.

24 commenti:

  1. Oh Robi, ho divorato questo post con gli occhi, con il cuore e con l'anima... mi sono riempita lo sguardo di bellezza pura, quella dei luoghi in cui hai trascorso una parte del tempo natalizio, ma anche di emozioni scritte sulla pagina bianca, una meraviglia! Mi hai fatto ripensare alle mie prime volte, ai passi che facciamo e che ci cambiano la vita senza che ce ne rendiamo conto, ai traguardi tagliati e anche alle scelte di fronte a un bivio. Che spettacolo, la vita, le sue immense possibilità e la natura nella quale, se solo abbiamo occhi per vedere, stiamo ancora tutti vivendo! Un abbraccio e grazie per questo post prezioso!

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    1. Sono commossa anche solo per essere riuscita a suscitare in te queste piccole(grandi) emozioni. D'altronde, quando si mette mano a un foglio bianco, quel che si vuole ardentemente è lasciare qualcosa, smuovere qualcosa, catturare qualcosa, purché la condivisione aiuti entrambe le parti. E con te è sempre così!
      Ti abbraccio anche io e piuttosto sono la prima a ringraziarti per la tua presenza costante... <3

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  2. P.s. Senza accorgercene, mentre io commentavo il tuo post, tu stavi proprio commentando il mio! :-D

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    1. Ehehehehe... non me ne ero accorta... ma è bellissima questa sincronia! :DDD

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  3. Cara Roberta, grazie di cuore per questa bella carrellata di bellissime foto.
    Ciao e buona serata con un abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Grazie a te Tomaso per la presenza tra queste pagine! E' un piacere poter condividere qualcosa che hai potuto apprezzare tanto quanto me! :)

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  4. Eh, questo è un post molto bello, molto ben scritto e raccontato.
    Bellissime anche le foto della neve -si vede che l'hai amata- magnifiche quelle a "tre momenti". Dovremmo avere sempre ricordi e foto delle nostre prime volte.

    Moz-

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    1. Eh sì, Moz... magari ad averne! Forse tutto sarebbe più vivo e colorato nella memoria. Più che altro per disfarsi del timore di poter dimenticare momenti così tanto importanti della vita.
      Grazie per il commento (non sai che casino creare le foto frammentate... nonsono mica pratica del mestiere! XD Meno male che qualcosa di buono è venuto fuori, alla fine!) e grazie per esser passato! :)

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  5. Robi, che bellissime emozioni in questo post e non sai come mi sono ritrovata in molte "prime volte"! Però il mio posto è lato finestrino nel verso della marcia, quindi starei proprio di fronte a te a tenerti compagnia per le prossime 1000 altre "prime volte"..come ad esempio abbracciare un'amica virtuale, chissà :-)
    Bentornata e buon 2018 <3

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    1. Ooooohhh che bella cosa mi hai scritto! :')
      Adoro il modo in cui alcune persone riescano a "incontrarsi" perfettamente anche se a centinaia di chilometri di distanza... me ne stupisco ogni volta. <3
      Grazie per la presenza, Consu... come sempre! ^_^

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  6. tu, devi farlo per lavoro! ;O*****

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    1. Ma va... ne sorbisci già abbastanza quotidianamente TU, di me! :D
      E meno male, ché qualcuno che ne sappia quanto te non credo ci sia... XD
      A volte mi escono meglio, altre no!
      Sei troppo buona, tesor! <3<3<3<3<3

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  7. Ahhhh la tua prima volta della bici... combacia con la mia anche con l'età!!!!!l'unica differenza.. è che quando son partita.. convinta che mia mamma mi tenesse.. ero sola.. e ho avuto paura.. così non riuscendo a controllare la bici.. son finita a terra! il mio primo "incidente" :-D... Per il resto.. belle le tue prime volte.. e chissà quante altre prime volte nella vita avrai!!!! Bellissime invece le foto.. davvero luogo magico.. avevo apprezzato la bellezza di questa natura su instagram! Ti abbraccio forte :.-***

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    1. Grazie cucciolina! Sei davvero dolce... e sono certa che quel primo incidente fosse assolutamente giustificato. Povera puffetta mia! :(
      Si impara anche da questo! ;)
      Un bacio grandissimo e coccole alla Zoetta bella.
      Ps. ti ho vista su Instagram! :DDD

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  8. Che incanto.. la tua storia, le tue foto, come trasporsi in un altro dolcissimo mondo! Grazie Robi, ci voleva proprio stasera..

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    1. Annalisa, che dolce. Grazie infinite per questo commento... <3

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  9. Carissima Robi come sei brava con le parole, quante emozioni riesci a trasmettere, qui poi le foto, meravigliose, hanno aggiunto un'atmosfera ancor più coinvolgente e nostalgica delle tue prime volte che sono diventate il bellissimo ricordo delle mie prime volte....
    Ti abbraccio forte

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    1. Oh, Lauretta, non sai quanto mi fa felice sapere di aver toccato luoghi così tanto profondi anche della tua infanzia e giovinezza: mi dà un senso di vicinanza molto forte. Grazie per essere passata, ti abbraccio stretta stretta anche io! <3

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  10. arrivo ora al tuo blog e leggo un post di una dolcezza ed emozioni uniche

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    1. Ciao azzurrocielo! Benvenuto.
      Grazie infinite per il tuo commento, mi fa un grande piacere sapere di aver trasmesso queste sensazioni. :)

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  11. Ed io ho avuto il privilegio di leggerti. Così. Casualmente. Ho conosciuto uno spirito generoso e pieno di slanci. Ho rivisto me stessa nel prendere il pullman della corsa precedente per gli stessi motivi che tu mi hai fatto rivivere. Hai un papà che auguro a tutti i figli di questo mondo.

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    1. Ciao Graziana e benvenuta tra queste pagine.
      Il tuo commento è davvero generoso. Non posso che ringraziarti con sincera meraviglia per le parole che mi hai dedicato. Sono felicissima di essere stata un buono spunto per rievocare momenti piacevoli della tua vita e non posso che accodarmi all'augurio che hai fatto a tutti i figli di questo mondo. Sono sempre stata grata per un papà così "tanto", tanto tutto. E se oggi sono questa donna è proprio perché ho avuto quel tanto-papà.
      Grazie per essere passata. :)

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  12. Ci sono prime volte reali e altre che lo sembrano, anche se propriamente non lo sono, in termini concreti. Ma che ci importa di quello? La differenza non c'è, quando c'è di mezzo il "sentire", quando il cuore torna a battere, quando tutto appare nuovo, quando l'emozione di oggi conta forse anche di più... ecco, venendo qui, dopo tanto tempo, leggendo questo post, ho pensato: è lei, sono le sue parole, ma è un po' come la prima volta. Mi ri-siedo sulla poltrona, riprendo il filo, ripenso agli anni trascorsi, a tutta la neve che è scesa anche senza scendere, a tutto il bianco che mai ho lasciato, alle mani strette, alle fusa scambiate... passato e presente, che strani che sono... sanno miscelarsi, come fossero sulla stessa panchina in una giornata di sole... me lo godo, il tuo sole, Ro... e sulla neve le impronte si vedono anche meglio, no?

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    1. Il passato e il presente non fanno altro che ammaliarci. D'altro canto non è che il futuro che desideriamo così ardentemente. E perché no? Stringersi su una panchina e godere di quel che ci viene regalato non è che un modo meraviglioso di aspettare il futuro.
      Un abbraccio, Franci! :*

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Chiunque tu sia, grazie per avermi dedicato il tuo tempo...