La mia mamma umana ha un problema: ogni volta che provo a spiegarle ciò di cui ho bisogno, lei tenta di rispondermi con suoni assurdi, degni dei migliori ululati di cani in amore nel periodo degli accoppiamenti! Diventa matta, la guardo con due occhi sgranati e mi domando in che posto assurdo io sia mai capitata! Ma credo sia normale un comportamento del genere, in fondo sta cercando di comunicare: tutto sta a farle capire che con quegli squittii non andrà da nessuna parte... Eppure ci provo ad essere comprensibile, ma quel che ne ho ricavato è stato solo un acuto sorriso al quale è seguita l'orrida domanda retorica "ma allora è così che vuoi esser chiamata, vero?". Domanda la cui risposta inespressa, o meglio, espressa con il mio miagolìo forte e limpido, ha confermato in pieno ciò che io mai avrei voluto: cioè essere chiamata con il mio stesso miao! No, non sto scherzando: quella giovane non-gatta mi ha chiamato Miu! E' come se io chiamassi un figlio "Pappa" o "Popò" a seconda di quanto lo dica forte! Mi rendo conto che può essere difficile riuscire a vivere su questo mondo senza artigli, pelliccia, un profilo eccezionale come il mio e, diciamolo, anche una certa intelligenza superiore, ciò non vuol dire che ogni non-gatto debba essere giustificato in ogni sua azione idiota solo perché, appunto, non è un gatto! Io ora cosa faccio? Dovrò risponderle o meno quando mi chiamerà per nome?
Dramma! Dramma! Dramma!
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