...che poi alla fine, lei mica voleva andarci? Insomma non si aspettava di restare invischiata in quella assurda storia senza capo né coda!
No, no. Lei voleva solo andar lì, fare ciò che doveva, condividere convivialmente, spizzicare un po', convenire su taluni passi di quel libro, annuire quando necessario ed infine congedarsi con le guance rosse ed un soddisfatto sorriso radioso sulle labbra.
E invece adesso era circondata da un numero indefinito di donne (alcune messe meglio, altre peggio) che la fissavano con tanto d'occhi dall'alto dei loro discinti vestitini improvvisati con foglie e fiori, rametti e conchiglie - conchiglie? Ma scherziamo?!?.
LaRobi aveva sbagliato strada.
Quella dannatissima strada.
...due ore prima...
<<Ok, ok sì è vero fa freschino! Se vuoi ti presto una giacca o un cappotto!
>> sopraggiunge Roberta subito dopo
l'incontro al Cafè.
<<Smettila! Sto benissimo!>> le sorride LaRobi <<Stai tranquilla, faccio due passi... conosco la strada!>> quindi le due si salutano abbracciandosi.
LaRobi le volta le spalle ed esce dalla stanza, toccando appena la porta di vetro per aprirla. Si allontana di due passi e si gira: con un ultimo cenno della mano sorride alla sua amica, mentre delicatamente e come una piuma la lastra di vetro si chiude nascondendo magicamente alla vista l'interno.
Eppure avrei giurato che quel vetro fosse trasparente pensa tra sé la donna. Quindi fa spallucce e si dirige verso la vetrata che porta al viale che costeggia la casa e che l'avrebbe portata alla sua bici. Nonostante il buio, dall'interno riesce a notare il fitto scrosciare della pioggia. Sente un brivido percorrerle la schiena e si abbraccia al pullover che ha indosso. E' con un'occhiata di traverso che fa dietro font e si ritrova le luci calde e accoglienti del lungo corridoio di fronte a sé illuminate fiocamente, ma estremamente invitanti.
Per questa volta sceglierò la via più comoda! riflette lei e decide di avventurarsi in linea retta all'interno della villa, cercando l'uscita senza necessariamente bagnarsi da capo a piedi.
<<Basterà camminare sempre dritto in questa direzione ed uscirò senza problemi!>> sussurra tra sé qualche minuto dopo, un po' per convincersi, un po' per farsi compagnia. Il corridoio è molto lungo ed accoglie altre porte. Le luci provengono da terra, come ad illuminare il passo, altre da un controsoffitto nascoste. Poi finalmente smettendo di indugiare, raggiunge la porta in fondo e la apre senza troppi complimenti.
Niente. Un buco nell'acqua.
La stanza in cui ora si trova è la gemella di quella che ha lasciato poco prima: rotonda e che ospita tre porte per lato, tutte di diverse fattezze. Imprecando tra sé LaRobi decide di proseguire lungo l'ennesimo corridoio che le si para davanti sperando finalmente di raggiungere il grande atrio di ingresso che dà sul parcheggio. Ancora pochi passi e sente nell'aria il profumo di erba fresca e fango. Immaginando di essere in prossimità dell'uscita sorride e si prepara ad affrontare il temporale nel breve tratto che la separa dalla sua auto.
Varca la sua ultima soglia e poi il buio.
...due ore dopo...
<<... e così tu saresti LaRobi!>> esclama con noncuranza Mary, la quale sembra dare voce alla curiosità di tutte le altre.
<<Io... ehm... sì, come ti ho detto prima... e non ricordo come ho fatto a raggiungere questo luogo>> esclama un po' titubante l'ospite <<quindi non so nemmeno come fare per venirne fuori!>> si affretta ad aggiungere.
<<Hai dormito per più di un'ora>> commenta Vanessa.
<<Ti abbiamo trovata priva di sensi al limitare della nostra grotta, accanto allo specchio d'acqua>> continua Elena <<... sì, quello della sorgente intendo!>> continua come a spiegarsi meglio.
Quindi le donne prendono a discutere sugli strani accadimenti delle ultime ore.
Approfittando del loro momento di distrazione LaRobi si guarda intorno muovendo qualche passo e rendendosi conto che l'ambiente è a metà tra il selvaggio e il vissuto, tra il naturale e l'umanizzato. E' umido e questo lo sente nelle ossa, ma è anche accogliente, in certo qual modo.
Le donne che lo riempiono sembrano essere forti e determinate, ma anche stanche. Qualcuna azzarda una domanda, altre restano nei propri cantucci per non perdere il calore accumulato. La sensazione globale è che tutte si facessero coraggio l'un l'altra. Portando avanti i suoi pensieri e domandandosi da quanto tempo fossero lì ed in modo ancor più sconfortante come avrebbe fatto lei a tornare indietro, non fa caso a dove sta poggiandosi. I pantaloni d'un tratto bagnati sul retro le segnalano che si è accorta troppo tardi di quanto fosse bagnato il bordo della pietra sul quale aveva poco elegantemente accasciato il proprio peso. E' lo specchio d'acqua di cui parlavano le donne poco prima. Sentendo un moto d'ansia salirle allo stomaco decide di darsi una calmata immergendo le mani nel liquido gelido e portandosele al viso per cercar di far chiarezza.
Ancora un po' più a fondo, sento la frescura pensa con i polsi nella sorgente ...la circolazione sì, fa bene alla circolazione... devo pensare.... devo pensare... ora immersa fino agli avambracci con in testa le riflessioni più grandi di secondo in secondo LaRobi perde l'equilibrio e cade nella vasca.
Tossendo come a volersi liberare i polmoni dall'eccesso d'acqua, si ritrova fradicia sull'asfalto gelato. Senza troppa fatica si rimette in piedi e barcolla verso la sua bici.
<<...che cavolo di sogno assurdo...>> dice sotto voce, poco prima di spingere sui pedali e tornare a casa.
La curiosità uccise il gatto... - si dice - ma la soddisfazione lo riportò indietro.